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Cicerone lascia  la provincia a C. Celio Caldo 

 

 

30 luglio 50: Allo scadere del suo proconsolato, Cicerone consegna la provincia al questore C. Celio Caldo: Att. VI, 6, 3; VII, 1, 6; fam. II, 15, 4.

 

Cf. LANGE 1876, 3, 404; MOLL 1883, 40; 43; STERNKOPF 1884, n. 1; SCHMIDT 1893, 90; DG 5, 694 n. 1; 6, 153; THOMPSON 1965; MARSHALL 1972, 912-921; FALLU 1973, 234; GRIMAL 1984; HABICHT 76; FUHRMANN 184; MAMOOJEE 1998.

 

 

-La scelta del successore si dimostra un problema assai delicato per Cicerone sin da febbraio (Att. V, 21, 9), poiché il più alto in grado nel seguito sarebbe il fratello Quinto, di rango pretorio, che però Cicerone preferirebbe non lasciare a fronteggiare il pericolo partico; il questore Mescinio Rufo, d’altronde, è giudicato indegno del compito perché levis, libidinosus, tagax (Att. VI, 3, 1). Ad aprile/maggio la notizia che C. Celio Caldo, questore del 50, è stato nominato successore di Mescinio Rufo nella provincia (Att. VI, 2) sembra risolvere la questione, sebbene Cicerone tema fino al 21 giugno (fam. II, 19) che Caldo non faccia in tempo ad arrivare per il 30 luglio. La vera ragione per aver preferito evitare di consegnare la provincia al fratello sembra però essere il timore di un suo comportamento non all’altezza (Att. VI, 6, 3-4). 

 

Cf. THOMPSON 1965; MARSHALL 1972, 912-921; MAMOOJEE 1998, 27-28.

 

 

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