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Terenzia è testimone di un prodigio 

 

 

Notte 3/4 dicembre (secondo Plutarco) o, più probabilmente, 4/5 dicembre (secondo Dione Cassio) 63: Durante la cerimonia annuale alla Bona Dea, che si svolgeva nella casa di Cicerone (trasferitosi per l’occasione da un vicino), Terenzia, insieme con le Vestali (tra cui anche Fabia), è testimone di un prodigio che le Vestali stesse interpretano come invito degli dei a Cicerone per una maggior durezza verso i congiurati. Terenzia riferisce il fatto al marito: PLUT. Cic. 20, 1-3; D.CASS. XXXVII, 35, 4.

 

Cf. SCHMIDT 1898, 178, n. 1; NEUBAUER 1909, 212; DE BENEDETTI 1929, 358-359; DG 5, 418. 516-517; 6, 604; WEINSTOCK 1934, 711; MÜNZER 1948a, 1289; LENDLE 1967, 100-103; KP 5, 597; MOREAU 1982, 16-19; EPSTEIN 1986, 233-234; MULROY 1988, 156 n. 3; WILL 1991, 56-58; FUHRMANN 124.

 

 

-Cicerone, sempre secondo PLUT. Cic. 20, 3, avrebbe deliberato sulla decisione da prendere con il fratello Quinto, P. Nigidio Figulo ed altri amici. 

Cf. DE BENEDETTI 1929, 359; DG 5, 517; MÜNZER 1948a, 1289.

 

-MULROY 1988, 156 n. 3: Si nega realtà storica a tutta la vicenda, che si suppone fatta circolare nel 62, in occasione dello “scandalo della Bona Dea”, per rafforzare l’immagine di Cicerone come difensore della Bona Dea dopo il sacrilegio di Clodio.

-WILL 1991, 56-58: L’appello alla Bona Dea (divinità particolarmente venerata dalla plebe) per giustificare le misure contro i congiurati avrebbe provocato il coinvolgimento di Cicerone nello “scandalo della Bona Dea” dell’anno 61.

 

 

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